Nel mondo cala la mortalità infantile
Dal 1990 a oggi la mortalità infantile cala del 2% ogni anno. Merito di vaccini, farmaci contro l'Aids ed educazione sanitaria
MIMMO CÁNDITO
Ismail era un fagottino che quasi non dava spessore al telo bianco che lo copriva. Oggi avrebbe compiuto otto anni, ma quella notte in cui è morto, d’una diarrea che lo aveva asciugato d’ogni carne, lui aveva cominciato appena a correre su gambette magre come stecchi. Due uomini se lo portarono via dalla tenda lercia dove campava la sua famiglia, nella lontana periferia pietrosa di Makallè. Non pesava più d’un soffio d’aria, e quella sorta di barella fatta da due legni intrecciati con un paio di corde lise la portavano leggera come se fosse vuota. C’era un gelo boia, nell’alba grigia dell’altopiano, il freddo ghiacciava perfino il malodore delle montagnole di cacca che coprivano il terreno attorno alle tende di quei poveri cristi, immobili come statue. E nessuno piangeva. Le lacrime hanno bisogno di speranza, e a quel tempo in Etiopia di speranza non se ne trovava molta.
Finanziati da Bill Gates
Forse non ce n’è molta di più nemmeno oggi. Ma oggi i numeri sui bambini che muoiono prima di arrivare ad almeno 5 anni di vita sono cambiati in meglio, «un netto incremento positivo», dice un rapporto pubblicato in questi giorni dalla rivista «Lancet», la più autorevole pubblicazione scientifica. E come l'Etiopia, anche il Malawi, il Ruanda, la Tanzania, lo Zambia, il Botswana, e molti altri paesi ancora. La ricerca, finanziata dalla Fondazione di Bill e Melinda Gates, ha indagato sulle statistiche della mortalità infantile in ogni angolo del nostro pianeta, dall’Africa più povera all’Asia tormentata di monsoni e inondazioni, alle baraccopoli dell’America Latina, e fino alle ricche nazioni dell’Europa e dell’Occidente industriale; ha letto, fatto verifiche, incrociato numeri e dati, ha interrogato istituzioni ed esperti di 187 Paesi, poi i risultati si sono imposti con la loro evidenza: dal 1990 a oggi, la mortalità infantile ha registrato una diminuzione media del 2 per cento l’anno. Nelle stanze dell’Organizzazione mondiale della Sanità, a Ginevra, tira un’aria di moderato ottimismo: «Possiamo dire che gli sforzi compiuti dagli organismi ufficiali, e dalle associazioni umanitarie, stiano avendo una confortevole incidenza, perfino più veloce di quanto fosse possibile immaginare».
Non sono ancora numeri che possano lasciar tranquilla la coscienza del mondo. Quest’anno, i fratellini di Ismail che non arriveranno ai 5 anni d’età, e gli Ahmed nei deserti del Ciad e del Niger, e i Satyaga nelle giungle del Borneo o gli slums di Calcutta, e i Boycet tra le rovine di Port-au-Prince, quest’anno a morire di fame, di stenti, di diarrea, di polmonite o malaria, saranno comunque 7,7 milioni di bambini. Un infinito esercito di piccoli fantasmi che voleranno lievi nel cielo degli innocenti, puntando il loro ditino fragile contro la nostra indifferenza, spesso sorda, distratta sempre. Ma «Lancet» dice che, però, e comunque, bisogna crederci: nel 1990, quel volo lieve si portava via 11,9 milioni di piccoli angeli, cioè quattro milioni in più di oggi. Quattro milioni che invece ora potranno vivere, crescere, sperare, diventare uomini e donne del loro tempo, e lottare perché ci sia un mondo più solidale.
La lotta alla malaria
«Però, guai a fermarsi nella nota lieta di questi risultati - dice Mickey Chopra, responsabile della sezione Sanità dell’Unicef -. Se soltanto riduciamo il nostro impegno, e l’apporto finanziario che trasferiamo a quanti lavorano in questo campo, la povertà, la miseria estrema, il degrado che travolge speranze e cure, torneranno a prevalere». Le cause che hanno consentito il «netto miglioramento» delle statistiche sono elencate nelle pagine di «Lancet» da uno degli autori della ricerca, il dottor Christopher J.L. Murray, direttore dell’Istituto per lo studio delle statistiche mediche nell’Università di Washington, a Seattle; sono: la possibilità di estendere l’applicazione di vaccini, i farmaci contro l’Aids, una distribuzione allargata di vitamina A, una più efficace terapia contro la polmonite e la diarrea, l’intensificazione dell’educazione sanitaria tra le donne, e l’uso di insetticidi per prevenire le infezioni da malaria. Anche la fertilità in riduzione ha avuto una qualche incidenza, oggi che la maternità ha indici più bassi e sono comunque sempre più le donne che distanziano una gravidanza dall’altra di almeno due anni.
La metà dei bimbi che muoiono prima di arrivare a 5 anni di età vivevano in un qualche posto dell’Africa subsahariana, un terzo nell’Asia meridionale; e di tutti questi piccoli morti innocenti, il 41 per cento erano neonati. La Guinea Equatoriale ha il più drammatico record, con 180 bimbi morti ogni 1000 nati, e vicino le sta il Ciad, con 169 vittime. La situazione migliore è registrata a Singapore (2,5 morti per 1000 nascite) e in Islanda (2,6). Ma a incidere su queste statistiche non sono soltanto i dati del Pil nazionale, se poi negli Stati Uniti muoiono 6,7 bimbi, e 5,3 in Inghilterra, mentre Cuba mette ben in evidenza i suoi indici ancora molto inferiori nonostante un’economia in costante stagnazione.
L'Onu ha posto come obiettivo per il pianeta una riduzione di due terzi della mortalità infantile, prima del 2015. Non sarà facile. Dice il dott. Murray: «E sarebbe una tragedia se, visto che in alcune aree finora disastrate la situazione va migliorando, noi staccassimo la spina. L’equilibrio è fragilissimo, bisogna insistere». Alcune linee aeree, tra le quali l'Alitalia, distribuiscono tra i loro passeggeri dei voli internazionali una busta nella quale inserire qualche euro di donazione volontaria per l’Unicef, l’organismo dell’Onu che cura la condizione dell’infanzia nel mondo. «E’ molto raro, molto, che ci vengano restituite più di 7 o 8 buste, al momento dell’atterraggio», confessa amaramente una delle capocabina di un volo per New York. «E ancor meno nella classe business». Il biglietto della business costa più del doppio del volo in classe economy.
FonteDisapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.
(Voltaire)
ma difendiamo anche la grammatica Italiana
Sai cosa scrivere? Allora posta!
Non sai cosa scrivere? Allora spamma!
<-- IO -->
I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)
Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...